A
differenza della maggior parte degli artisti, che danno il meglio di sé in
gioventù, Cézanne iniziò a produrre capolavori solo durante la sua maturità.
Non era infatti un artista istintivo, ma metodico e riflessivo, alla continua e
testarda ricerca di uno stile personale
che gli consentisse di superare l’Impressionismo. Ciò che egli desiderava non era dipingere la
visione, ma la ricostruzione logica e
strutturale di essa.
Secondo
la sua teoria la natura è impossibile da riprodurre, così come la luce del
sole; allora occorre rappresentarla mediante i colori intesi come degli
“equivalenti” pittorici. Anzitutto è
necessario eliminare i contorni, i
profili delle figure, perché il disegno non esiste in natura ma è solamente un
artificio. La costruzione del dipinto viene realizzata mediante la “modulazione”
del colore: macchie poste una accanto all’altra conferiscono, grazie alla loro
differenza di tono, l’illusione della tridimensionalità.
La
Montagna Sainte-Victoire
Negli
ultimi anni della sua vita Cézanne sarà affascinato e quasi ossessionato dal
paesaggio che era abituato a vedere sin da bambino: quello dominato dalla
montagna Sainte-Victoire.
L’artista
lo dipingerà innumerevoli volte e sempre in modo diverso, con soluzioni
tecniche differenti.
Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire vista dai Lauves, 1902-1906 Olio su tela, 73x91 cm. Filadelfia, Philadelphia Museum of Art |
Nel
dipinto di Filadelfia, uno dei numerosi dallo stesso soggetto, alla rappresentazione dei volumi, cioè alla scomposizione delle cose (paesaggio naturale e
paesaggio creato dall’uomo) in
essenzialità e alla loro ricomposizione
tramite superfici accostate, si
aggiunge la ricerca della profondità
senza prospettiva geometrica, ma attuata tramite i colori.
Sono
lo spessore e la corposità dell’aria che Cézanne intende mostrare nella
profondissima valle bloccata dal profilo conico del monte. E l’aria e il cielo
assumono anche i colori delle case e degli alberi: il verde è pure nel cielo da
cui solo un tenue contorno azzurrino riesce a separare il monte, tanto i loro
colori sono simili. La profondità è tutta lì, in quel cielo unito alla montagna
dall’aria palpabile che si interpone fra il pittore e l’oggetto ritratto.
L’emotività
è contenuta in una solenne costruzione architettonica, che sacrifica spesso la veridicità dei colori alla loro consonanza con la
base geometrica e che appare come la risultante di una compagine di tasselli.
Cézanne
non poteva creare nulla di più diverso da un dipinto impressionista. Basta
confrontarlo con la tela di Renoir, il più giocoso e solare degli
Impressionisti, avente lo stesso soggetto.
Pierre-Auguste Renoir, La montagna Sainte-Victoire, 1889 Olio su tela, 52,8x64cm. New Haven, Yale University Art Gallery |
Renoir
dipinge un paesaggio estremamente carezzevole e limpido. Un dipinto che riconcilia l’uomo con la
natura, una visione paradisiaca in cui le case sono piccole macchie cullate
dalle fronde e dove l’erba ingiallita dal sole, le chiome degli alberi di
svariati colori, le colline rosate, il monte lontano e il cielo sembrano come
pettinati dal pennello e pronti a dare gioia all’osservatore.
Fonti:
Itinerario nell’arte. Versione gialla compatta
multimediale. Dal Barocco al Postimpressionismo. Giorgio Cricco, Francesco Di
Teodoro.
Storia dell’arte, L’Ottocento, Gillo Dorfles,
Francesco Laurocci, Angela Vettese.
Nessun commento:
Posta un commento