martedì 19 gennaio 2016

Paul Cézanne


A differenza della maggior parte degli artisti, che danno il meglio di sé in gioventù, Cézanne iniziò a produrre capolavori solo durante la sua maturità. Non era infatti un artista istintivo, ma metodico e riflessivo, alla continua e testarda ricerca di uno stile personale che gli consentisse di superare l’Impressionismo.  Ciò che egli desiderava non era dipingere la visione, ma la ricostruzione logica e strutturale di essa.
Secondo la sua teoria la natura è impossibile da riprodurre, così come la luce del sole; allora occorre rappresentarla mediante i colori intesi come degli “equivalenti” pittorici.  Anzitutto è necessario eliminare i contorni, i profili delle figure, perché il disegno non esiste in natura ma è solamente un artificio. La costruzione del dipinto viene realizzata mediante la “modulazione” del colore: macchie poste una accanto all’altra conferiscono, grazie alla loro differenza di tono, l’illusione della tridimensionalità.

La Montagna Sainte-Victoire

Negli ultimi anni della sua vita Cézanne sarà affascinato e quasi ossessionato dal paesaggio che era abituato a vedere sin da bambino: quello dominato dalla montagna Sainte-Victoire.
L’artista lo dipingerà innumerevoli volte e sempre in modo diverso, con soluzioni tecniche differenti.


Paul Cézanne, La montagna Sainte-Victoire vista dai Lauves, 1902-1906
Olio su tela, 73x91 cm. Filadelfia, Philadelphia Museum of Art

Nel dipinto di Filadelfia, uno dei numerosi dallo stesso soggetto, alla rappresentazione dei volumi, cioè alla scomposizione delle cose (paesaggio naturale e paesaggio creato dall’uomo) in essenzialità e alla loro ricomposizione tramite superfici accostate, si aggiunge la ricerca della profondità senza prospettiva geometrica, ma attuata tramite i colori.
Sono lo spessore e la corposità dell’aria che Cézanne intende mostrare nella profondissima valle bloccata dal profilo conico del monte. E l’aria e il cielo assumono anche i colori delle case e degli alberi: il verde è pure nel cielo da cui solo un tenue contorno azzurrino riesce a separare il monte, tanto i loro colori sono simili. La profondità è tutta lì, in quel cielo unito alla montagna dall’aria palpabile che si interpone fra il pittore e l’oggetto ritratto.
L’emotività è contenuta in una solenne costruzione architettonica, che sacrifica spesso la veridicità dei colori alla loro consonanza con la base geometrica e che appare come la risultante di una compagine di tasselli.
Cézanne non poteva creare nulla di più diverso da un dipinto impressionista. Basta confrontarlo con la tela di Renoir, il più giocoso e solare degli Impressionisti, avente lo stesso soggetto.

Pierre-Auguste Renoir, La montagna Sainte-Victoire, 1889
Olio su tela, 52,8x64cm.
New Haven, Yale University Art Gallery


Renoir dipinge un paesaggio estremamente carezzevole e limpido.  Un dipinto che riconcilia l’uomo con la natura, una visione paradisiaca in cui le case sono piccole macchie cullate dalle fronde e dove l’erba ingiallita dal sole, le chiome degli alberi di svariati colori, le colline rosate, il monte lontano e il cielo sembrano come pettinati dal pennello e pronti a dare gioia all’osservatore.










Fonti:
Itinerario nell’arte. Versione gialla compatta multimediale. Dal Barocco al Postimpressionismo. Giorgio Cricco, Francesco Di Teodoro.
Storia dell’arte, L’Ottocento, Gillo Dorfles, Francesco Laurocci, Angela Vettese.











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