IL REALISMO
Il
1848 rappresenta, per tutta l'Europa, l'anno delle grandi e
sanguinose sommosse popolari. Molte delle manifestazioni parigine del
'48 vengono però sanguinosamente represse e in breve anche Luigi
Napoleone, inizialmente eletto quale esponente del Partito
dell'Ordine, tornerà a schierarsi apertamente con la forte
borghesia industriale, compiendo un'opera di restaurazione politica
e sociale cosi radicale da culminare addirittura con il ripristino
dell'impero.
L'Europa,
dalla seconda metà del secolo XIX e fino alla Prima Guerra Mondiale,
è caratterizzata da una crescita che appare inarrestabile in tutti i
settori dell'economia e del lavoro, con la nascita di nuove
industrie e di nuove tecnologie e lo sviluppo dei modi di produzione
capitalistici.
É
l'età
della borghesia,
in cui per l'uomo europeo cresce l'illusione di poter controllare
razionalmente la realtà
e di poterla effettivamente dominare con la propria capacità
imprenditoriale, con il proprio spirito d'iniziativa, con gli
strumenti che l'evolversi della scienza mette a disposizione.
Al
tempo stesso si forma il proletariato
industriale,
non più solamente in Paesi come l'Inghilterra, la Francia e la
Germania, ma ovunque in Europa, caratterizzato da una crescente presa
di coscienza del proprio peso e delle possibili rivendicazioni.
L'epoca
si connota, dal punto di vista filosofico, per l'affermazione
del Positivismo,
una tendenza basata sulla fiducia
nelle possibilità conoscitive da parte della scienza,
considerata in grado di intervenire nell'analisi della società e
della storia, e sulla fiducia nel
progresso scientifico e tecnologico,
di cui si aspettava la soluzione di tutti i problemi dell'uomo,
materiali ma anche spirituali.
Il
termine “Positivismo”
aveva designato un vero e proprio indirizzo filosofico con Auguste
Comte, che nel 1830 pubblicò un Corso di filosofia positiva, punto
di partenza per varie, successive rielaborazioni. A partire dalla
metà dell'Ottocento il Positivismo coincise con la diffusione
di una letteratura e di un'arte di tipo realistico, definita
“Naturalistica” in
ambito francese da quando lo scrittore Emile Zola si servì per
primo del termine “Naturalisme”
per
indicare una narrativa che fosse in grado di rispecchiare le forme
concrete del reale.
La
parola “Naturalismo”
si
riferisce a quelle ricerche ed esperienze aliene da ogni metafisica,
interessate solo alla natura delle persone e delle cose e
intenzionate a fornire un contributo alla soluzione dei problemi,
soprattutto di quelli sociali. Questo atteggiamento
fiducioso
nel
progresso
si diffuse in particolare in Francia, mentre l'accezione specifica
del naturalismo che si ebbe in Italia, e che ebbe in nome di
“Verismo” , si
connotò in termini più pessimistici,
scettici
per quanto riguarda un possibile miglioramento delle strutture
sociali propiziato dalle arti.
Honoré Daumier, Il vagone di terza classe, 1863-65, Metropolitan Museum of Art |
In
questo contesto complessivo di grandi fermenti politici e
sociali anche l'arte attraversa
una sorta di crisi di identità. Di fronte ai nuovi fatti accaduti,
l'artista non sembra poter più nascondersi fuggendo nel
mondo incantato della mitologia o dello storicismo romantici.
I
movimenti realisti nascono pertanto proprio per rispondere
in modo artistico a questa
prepotente richiesta di vero e quotidiano. In
pittura come in letteratura non si vuole più ingannare, proponendo
soggetti falsi o inconsistenti, ma se cerca di documentare
la realtà nel modo più
distaccato possibile, quasi analitico.
Jean-Francois Millet, Le spigolatrici, 1857, Parigi, Musée d'Orsay |
In
Francia, in modo particolare, il Realismo
si sviluppa come metodo scientifico per
indagare la realtà,
spiegandone le contraddizioni e le miserie senza esserne però
coinvolti emotivamente. Il primo e unico fine dell'artista sarà
quello di annotare minuziosamente le caratteristiche del mondo che lo
circonda, astenendosi il più possibile da qualsiasi giudizio di tipo
soggettivo.
L'aspirazione
al Realismo era già presente negli artisti romantici,
nei vari ambiti in cui essi si esprimevano: la
ritrattistica, che aveva
guadagnato in resa fisiognomica, il paesaggio,
visto di frequente con profonda aderenza al vero, la rappresentazione
storica, in cui si ricercava la
perfetta verosimiglianza.
LA FOTOGRAFIA
La
fotografia fece la sua comparsa ufficialmente nel 1838, quando
Louis-Jacques-Mandé
Daguerre
comunicò all'Accademia delle Scienze un procedimento, che egli aveva
perfezionato e denominato dagherrotipo, per fissare un'immagine
proiettata nella camera oscura sopra una lastra d'argento
precedentemente trattata con dei vapori di iodio. Poiché l'argento
così trattato tende per sua natura a ossidarsi in presenza di luce,
sulla lastra rimaneva impressa la scena ripresa al negativo, cioè
con le zone in luce annerite, quindi scure. L'impiego di speciali
sali di mercurio, infine, serviva a invertire l'immagine
riconvertendo gli scuri in chiari e viceversa, come nella realtà, e
a fissarla, cioè a stabilizzare in modo definitivo i livelli di
annerimento.
Louis-Jacques-Mandé Daguerre, Veduta del Boulevard du Temple a Parigi, 1838. |
La
prima ripresa fotografica vera e propria venne realizzata nel 1827
dal francese Nicéphore
Niepce, che
mise a punto anche il relativo apparecchio. Si trattava di una camera
ottica che al posto del vetro smerigliato aveva una lastra di péltro,
resa sensibile alla luce da una emulsione a base di bitume.
Joseph Nicéphore Niépce, Veduta dalla finestra a Le Gras, 1827 |
In Inghilterra si sperimenta, quale supporto per i negativi, una
particolare carta sensibile(1834), mentre ancora ai francesi spetta
l'invenzione della cosiddetta lastra, un semplice vetro reso
sensibile alla luce grazie a un composto a base di albumina.
Nel 1877 l'anglo-americano Eadweard Muybridge esegue la prima serie
di fotografie di soggetti in movimento, riuscendo in tal modo a
bloccarne e ad analizzarne le varie fasi e ponendo direttamente le
basi per quelli che saranno i futuri sviluppi della cinematografia.
Nel 1888, infine, viene commercializzato in America il primo rullino
di pellicola Kodak.
Sin
da questo periodo pionieristico, la fotografia ebbe subito rapporti
non facili con la pittura, nel senso che, sviluppando soprattutto il
genere della ritrattistica,
sottrasse
occasioni di lavoro ai pittori, fornendo prodotti più accessibili e
meno costosi.
Fotografi
come Felix
Nadar
si specializzano nella ritrattistica arrivando a sviluppare abilità
compositive e di indagine psicologica del tutto analoghe a quelle di
un ottimo pittore.
Gaspard Félix Tournachon, detto Nadar, Ritratto di Sarah Bernardt, 1859 |
Per
quello che riguarda i reportages
e le fotografie documentarie, l'esperienza più significativa si
matura a Firenze, dove a partire dal 1850 la famiglia Alinari
si
dedica un metodico e meritorio censimento per immagini di tutte le
bellezze artistiche e paesaggistiche della Toscana e dell'intera
Italia e addirittura di alcuni paesi esteri.
Fonti:
G. Cricco, F. P. Di Teodoro, Itinerario nell'arte, Volume B, Dal Seicento a oggi. Zanichelli
G. Dorfles, F. Laurocci, A. Vettese, Storia dell'arte, L'Ottocento, Atlas.
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