IL ROMANICO
Dopo
l’anno Mille tutta l’Europa occidentale conosce un periodo di straordinario
fermento innovativo. Ciò è dovuto al definitivo esaurirsi della pressione
esercitata dalle popolazioni barbariche di provenienza nord-orientale e al conseguente,
relativo stabilizzarsi della situazione politica generale.
In
breve si giunge a una ripresa consistente e duratura delle attività economiche,
religiose e culturali. Questo rinnovato clima di ricerca, laboriosità e
concretezza sarà la premessa, nell’Italia centro-settentrionale, per la nascita
e lo sviluppo dei liberi Comuni e, in quella meridionale e in Sicilia, per
l’affermazione della nascente potenza normanna.
Le
numerosissime e variegate esperienze
artistiche europee manifestatesi tra il Mille e la fine del XII secolo sono
convenzionalmente definite Romaniche. Quest’aggettivo,
utilizzato per la prima volta dagli storici dell’arte dell’Ottocento, allude
all’origine romana ancora individuabile in molti aspetti della nuova arte di
quel periodo. Ma se l’arte romana, in quanto espressione d’un potere centrale,
era sostanzialmente unitaria in ogni parte dell’impero, quella romanica
presenta caratteri assai regionalistici e differenziati.
L’architettura
è senza dubbio la manifestazione più imponente del romanico, ed è anche la più
complessa per la molteplicità delle soluzioni adottate nelle diverse aree dell’Occidente
cristiano, per gli innesti di diverso tipo con le culture precedenti, per la non sempre uguale disponibilità di mezzi e
di maestranze. Il monumento principe di questo periodo è la chiesa. Le chiese
romaniche furono un elemento di primaria importanza nel paesaggio medievale.
Pianta del Duomo di Spira, Germania |
Le tipologie
adottate sono quelle basilicali consuete, a croce
latina con tre o eccezionalmente cinque navate, transetto e cripta
seminterrata. Ad esse si aggiunge anche il presbiterio rialzato,
dovuto al fatto che le volte della cripta superano spesso il livello del
pavimento della navata.
Sezione di una chiesa romanica con i quattro livelli dell'alzato |
Nelle
costruzioni romaniche il matroneo, che abbiamo visto essere
stato già ampiamente impiegato anche in alcune architetture paleocristiane,
bizantine e alto medioevali, diventa un elemento distintivo e quasi sempre presente. Esso consiste, in genere, in una galleria
collocata sopra le volte delle navate laterali, che affaccia sulla navata
centrale mediante arconi a tutto sesto o altri tipi di aperture a bifora, a
trìfora o a quadrìfora. Riservato inizialmente alle sole donne, come il nome
stesso suggerisce, diventò in seguito un elemento architettonico autonomo, la cui funzione era anche quella di innalzare
la navata centrale e di contribuire a irrigidire l’intero edificio.
Principali elementi architettonici di una chiesa romanica |
Fra le
innovazioni tecniche e le caratteristiche architettoniche più significative del
Romanico ricordiamo comunque:
·
La volta
a crociera, che sostituisce vantaggiosamente le più deperibili
strutture a capriate in legno e le troppo pesanti volte a botte in muratura.
·
Il pilastro, che
sostituisce o si affianca alla colonna.
·
Il contrafforte
esterno, che contrasta le spinte generate dalle volte a crociera.
·
Il forte
spessore delle murature perimetrali,
che conferisce alla costruzioni la necessaria solidità.
La volta
a crociera La volta a crociera è
un sistema di copertura in muratura che, anche se noto fin dall’epoca romana,
trova solo adesso la sua piena e sistematica applicazione costruttiva.
Dal
punto di vista geometrico, una volta a crociera è generata da due volte a botte
uguali che si intersecano, una perpendicolarmente all’altra. Lo spazio quadrato
coperto da ciascuna crociera prende il nome di campata ed è delimitato, ai
quattro vertici, da altrettanti massicci pilastre in muratura. Le quattro
porzioni di volte a botte risultanti dalla loro avvenuta intersezione prendono
il nome di vele, in quanto la loro forma richiama proprio quella di una
vela triangolare gonfiata dal vento.
Schema geometrico della costruzione di una volta a crociera |
2. Seconda volta a botte perpendicolare
3. Campata
4. Vela
La
stabilità di una volta a crociera impone di adottare particolari accorgimenti
costruttivi. Infatti, mentre la volta a botte scarica il proprio peso
uniformemente lungo le due pareti continue che la sorreggono, la volta a
crociera lo ripartisce, tramite i quattro archi a tutto sesto che la delimitano
e i due archi diagonali che l’attraversano, sui quattro pilastri della campata i quali, di conseguenza, ne
ricevono la spinta. Questi devono quindi assumere proporzioni e forme adeguate
a sopportare il carico degli archi e a contrastare efficacemente tali maggiori
spinte. E’ per questo motivo che essi sono spesso compòsiti, in quanto
presentano sezioni mistilìnee, date dalla varia combinazione di forme quadrate
e tondeggianti. Pilastri cosiffatti,
dunque, conseguono il doppio effetto di essere più robusti senza però darne l’impressione,
poiché il profilo spezzato ne ingentilisce l’aspetto.
Nel
caso di costruzioni a navata unica il problema statico di una volta a crociera
è generalmente risolvibile adottando murature esterne di grande spessore e
riducendo al minimo l’apertura di porte e finestre che, altrimenti, ne
indebolirebbero la struttura. Le aperture oltre a costituire una privazione di
materia, quindi una discontinuità nella struttura, sono sempre i luoghi più
critici di un edificio.
Nelle
chiese a tre o più navate sono le volte a crociera delle navate minori a
compensare la spinta esercitata sui pilastri della navata centrale dalle
crociere principali. Le spinte diagonali
che anche le volte delle navate
minori esercitano verso l’esterno, infine, vengono contrastate,
oltre che dalla spessa muratura perimetrale,
anche dai contrafforti. Questi elementi architettonici sono un ulteriore
ringrossamento della sezione muraria, in pratica, degli ulteriori pilastri di
rinforzo addossati alla parete esterna in corrispondenza dei pilastri interni,
cioè nei punti dove le spinte generate dalle volte a crociera sono maggiori e
più concentrate.
Cattedrale di San Geminiano, Modena |
Ecco
allora che i grandi spessori delle murature, la gran mole dei pilastri, il
ritmico succedersi dei contrafforti, la piccola luce delle finestre
rappresentano le conseguenze dell’impiego generalizzato delle volte a crociera,
diventando al medesimo tempo il simbolo stesso dell’architettura romanica.
Duomo di Modena, navata centrale |
“Le Basi dell'Arte” L'antichità e il Medioevo, M.
Cadario , C. Fumarco, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori.
“Itinerario nell'arte” Dall'arte paleocristiana a
Giotto, Terza edizione, Versione gialla. Cricco-Di Teodoro. Zanichelli.
“Moduli di ARTE” B L’età medievale. Electa, Bruno
Mondadori