sabato 24 novembre 2012

Il ROMANICO



IL ROMANICO
               

                Dopo l’anno Mille tutta l’Europa occidentale conosce un periodo di straordinario fermento innovativo. Ciò è dovuto al definitivo esaurirsi della pressione esercitata dalle popolazioni barbariche di provenienza nord-orientale e al conseguente, relativo stabilizzarsi della situazione politica generale.
                In breve si giunge a una ripresa consistente e duratura delle attività economiche, religiose e culturali. Questo rinnovato clima di ricerca, laboriosità e concretezza sarà la premessa, nell’Italia centro-settentrionale, per la nascita e lo sviluppo dei liberi Comuni e, in quella meridionale e in Sicilia, per l’affermazione della nascente potenza normanna.
                Le numerosissime e variegate  esperienze artistiche europee manifestatesi tra il Mille e la fine del XII secolo sono convenzionalmente definite Romaniche. Quest’aggettivo, utilizzato per la prima volta dagli storici dell’arte dell’Ottocento, allude all’origine romana ancora individuabile in molti aspetti della nuova arte di quel periodo. Ma se l’arte romana, in quanto espressione d’un potere centrale, era sostanzialmente unitaria in ogni parte dell’impero, quella romanica presenta caratteri assai regionalistici e differenziati.
                L’architettura è senza dubbio la manifestazione più imponente del romanico, ed è anche la più complessa per la molteplicità delle soluzioni adottate nelle diverse aree dell’Occidente cristiano, per gli innesti di diverso tipo con le culture precedenti, per  la non sempre uguale disponibilità di mezzi e di maestranze. Il monumento principe di questo periodo è la chiesa. Le chiese romaniche furono un elemento di primaria importanza nel paesaggio medievale.

Pianta del Duomo di Spira, Germania


                Le tipologie adottate sono quelle basilicali consuete, a croce latina con tre o eccezionalmente cinque navate, transetto e cripta seminterrata. Ad esse si aggiunge anche il presbiterio rialzato, dovuto al fatto che le volte della cripta superano spesso il livello del pavimento della navata.

Sezione di una chiesa romanica con i quattro livelli dell'alzato


                Nelle costruzioni romaniche il matroneo, che abbiamo visto essere stato già ampiamente impiegato anche in alcune architetture paleocristiane, bizantine e alto medioevali, diventa un elemento distintivo  e quasi sempre presente.  Esso consiste, in genere, in una galleria collocata sopra le volte delle navate laterali, che affaccia sulla navata centrale mediante arconi a tutto sesto o altri tipi di aperture a bifora, a trìfora o a quadrìfora. Riservato inizialmente alle sole donne, come il nome stesso suggerisce, diventò in seguito un elemento architettonico autonomo,  la cui funzione era anche quella di innalzare la navata centrale e di contribuire a irrigidire l’intero edificio.

Principali elementi architettonici di una chiesa romanica


                Fra le innovazioni tecniche e le caratteristiche architettoniche più significative del Romanico ricordiamo comunque:
·         La volta a crociera, che sostituisce vantaggiosamente le più deperibili strutture a capriate in legno e le troppo pesanti volte a botte in muratura.
·         Il pilastro,  che sostituisce o si affianca alla colonna.
·         Il contrafforte esterno, che contrasta le spinte generate dalle volte a crociera.
·         Il forte spessore delle murature perimetrali,  che conferisce alla costruzioni la necessaria solidità.
La volta a crociera La volta a  crociera è un sistema di copertura in muratura che, anche se noto fin dall’epoca romana, trova solo adesso la sua piena e sistematica applicazione costruttiva.
                Dal punto di vista geometrico, una volta a crociera è generata da due volte a botte uguali che si intersecano, una perpendicolarmente all’altra. Lo spazio quadrato coperto da ciascuna crociera prende il nome di campata ed è delimitato, ai quattro vertici, da altrettanti massicci pilastre in muratura. Le quattro porzioni di volte a botte risultanti dalla loro avvenuta intersezione prendono il nome di vele, in quanto la loro forma richiama proprio quella di una vela triangolare gonfiata dal vento.

Schema geometrico della costruzione di una volta a crociera
                                                        1. Prima volta a botte.     
                                          2. Seconda volta a botte perpendicolare
                                                        3. Campata
                                                        4. Vela 

                La stabilità di una volta a crociera impone di adottare particolari accorgimenti costruttivi. Infatti, mentre la volta a botte scarica il proprio peso uniformemente lungo le due pareti continue che la sorreggono, la volta a crociera lo ripartisce, tramite i quattro archi a tutto sesto che la delimitano e i due archi diagonali che l’attraversano, sui quattro pilastri  della campata i quali, di conseguenza, ne ricevono la spinta. Questi devono quindi assumere proporzioni e forme adeguate a sopportare il carico degli archi e a contrastare efficacemente tali maggiori spinte. E’ per questo motivo che essi sono spesso compòsiti, in quanto presentano sezioni mistilìnee, date dalla varia combinazione di forme quadrate e tondeggianti.  Pilastri cosiffatti, dunque, conseguono il doppio effetto di essere più robusti senza però darne l’impressione, poiché il profilo spezzato ne ingentilisce l’aspetto.
                Nel caso di costruzioni a navata unica il problema statico di una volta a crociera è generalmente risolvibile adottando murature esterne di grande spessore e riducendo al minimo l’apertura di porte e finestre che, altrimenti, ne indebolirebbero la struttura. Le aperture oltre a costituire una privazione di materia, quindi una discontinuità nella struttura, sono sempre i luoghi più critici di un edificio.
                Nelle chiese a tre o più navate sono le volte a crociera delle navate minori a compensare la spinta esercitata sui pilastri della navata centrale dalle crociere principali.  Le spinte diagonali che anche le volte  delle navate minori  esercitano  verso l’esterno, infine, vengono contrastate, oltre che dalla spessa muratura perimetrale,  anche dai contrafforti. Questi elementi architettonici sono un ulteriore ringrossamento della sezione muraria, in pratica, degli ulteriori pilastri di rinforzo addossati alla parete esterna in corrispondenza dei pilastri interni, cioè nei punti dove le spinte generate dalle volte a crociera sono maggiori e più concentrate.



Cattedrale di San Geminiano, Modena
 

                Ecco allora che i grandi spessori delle murature, la gran mole dei pilastri, il ritmico succedersi dei contrafforti, la piccola luce delle finestre rappresentano le conseguenze dell’impiego generalizzato delle volte a crociera, diventando al medesimo tempo il simbolo stesso dell’architettura romanica.

Duomo di Modena, navata centrale







Le Basi dell'Arte” L'antichità e il Medioevo, M. Cadario , C. Fumarco, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori.


Itinerario nell'arte” Dall'arte paleocristiana a Giotto, Terza edizione, Versione gialla. Cricco-Di Teodoro. Zanichelli.
“Moduli di ARTE” B L’età medievale. Electa, Bruno Mondadori

martedì 6 novembre 2012

ARTE PALEOCRISTIANA




ARTE PALEOCRISTIANA


Contrariamente ai riti pagani che venivano celebrati all’esterno dei templi, quelli cristiani si svolgevano al chiuso e alla presenza di tutta la comunità dei fedeli. I primi edifici adibiti al culto cristiano vennero costruiti avendo quale esempio le basiliche romane, le uniche costruzioni espressamente realizzate per contenere grandi moltitudini di persone.

La basilica cristiana





La basilica cristiana ha un andamento longitudinale e l’ingresso, a differenza di quanto avveniva nelle basiliche romane, è sempre in uno dei lati minori.
Essa è preceduta da un quadriportico, cioè da uno spazio di forma pressoché rettangolare, con un porticato posto su tutti e quattro i lati. La porzione di porticato che corrisponde alla facciata della basilica è detta nartèce.

Schema assonometrico dall'alto di una basilica a cinque navate (San Pietro a Roma)


L’interno della basilica è diviso in navate da due o più serie di colonne. La navata centrale è solitamente più ampia e più alta delle laterali, per permettere l’inserimento delle finestre, e termina con un abside. Questa si compone di un semi cilindro, innestato sulla parete di fondo, sormontato da un quarto di sfera che prende il nome di catino absidale. Talvolta il corpo longitudinale è tagliato trasversalmente da una navata che prende il nome di transetto.

Schema prospettico dell'interno di una basilica a cinque navate


Se i due bracci del transetto sono più corti delle navate, la basilica si dice a croce latina, tipologia diffusa soprattutto in Occidente; se sono uguali e si innestano al centro delle navate, invece, si parla di edificio a croce greca, secondo una consuetudine diffusa soprattutto nell'Oriente cristiano. Se, infine, nella croce latina, il transetto è posto a circa 2/3 del corpo longitudinale, si parla di croce immissa (dal latino immittere, mettere dentro, cioè inserita all'interno); se è in fondo, di croce commissa (dal latino committere, mettere insieme) o di pianta a “T” (tau).

Forme basilicali

Chiamiamo presbiterio il luogo riservato al clero, posto in fondo alla navata principale di fronte al abside. Il presbiterio è solitamente separato dalla navata da un recinto in marmo, intagliato o traforato, che viene più propriamente detto transènna.
Arco trionfale è detto quello che congiunge la navata centrale al transetto, ovvero, in mancanza di quest’ultimo, per arco trionfale si intende la porzione di parete che rimane attorno all’innesto dell’abside.
La basilica ha copertura composta da capriate lignee che, talvolta, sorreggono un soffitto piano composto da cassettoni in legno.
Alla varietà tipologica delle basiliche si affiancava una varietà anche delle funzioni: le basiliche cattedrali erano quelle in cui celebrava il vescovo, le basiliche cimiteriali o martyria erano quelle destinate al culto dei martiri, meta di pellegrinaggi. Spesso queste ultime avevano un deambulatorio, a continuazione delle navate laterali dietro il presbiterio: ciò consentiva l'accesso dei fedeli alle reliquie, di solito conservate sotto l'altare.
Tipico edificio cristiano è il battistero, che ospitava la vasca con l'acqua per il rito del battesimo per immersione: per analogia con gli ambienti termali, la pianta assunse una forma circolare o poligonale. 

Pianta del Battistero Lateranense






 





“Itinerario nell’arte” Dalla Preistoria a Giotto, Cricco, Di Teodoro, Zanichelli,
“Le basi dell’arte” L’antichità e il Medioevo a cura di M. Cadario e C.Fumarco, Edizioni scolastiche Bruno Mondadori Arte.

domenica 4 novembre 2012





ARTE PALEOCRISTIANA


L’arte che si è sviluppata nei primi secoli del cristianesimo sul territorio dell’Impero Romano viene denominata arte paleocristiana. L’arte romana era fortemente orientata alla propaganda di ideologie politiche e civili e influenzò con ogni probabilità le espressioni artistiche paleocristiane proprio in relazione alle comuni esigenze del cristianesimo di trovare un modo di propagandare le proprie ideologie religiose ed etiche.
L’arte cristiana nasce con la consapevolezza del potere evocativo delle immagini, che erano considerate come portatrici di significati simbolici. L’utilizzo dell’immagine per diffondere i contenuti della nascente religione, è azione consapevole, sin dall’inizio della sua diffusione. La prima arte paleocristiana non differisce stilisticamente dall’arte romana, ma anzi ne imita gli schemi compositivi, oltre che le tecniche esecutive. I cristiani, lo si è già visto, saranno gli unici eredi della vera mentalità romana.
D’altra parte, gli artisti e gli artigiani che lavoravano per i cristiani e per i pagani erano gli stessi. Non c'è, quindi, discontinuità fra arte romana e arte cristiana.

Gesù Buon Pastore, seconda metà del III sec. Affresco. Roma, Catacombe di Priscilla.

Durante i primi due secoli dalla nascita di Cristo l’unica differenza fra arte pagana e cristiana va colta nel diverso valore simbolico che i cristiani attribuivano a certe raffigurazioni.
Infatti, se una qualunque scena di vendemmia, con la rappresentazione di viti e grappoli d’uva, per una pagano non era altro da quello che mostrava di essere, per un cristiano, invece, si caricava di valori simbolici. In essa egli vedeva l’allusione alla parabola evangelica in cui Gesù paragonava se stesso alla vite e i cristiani ai tralci. Un pastore con le pecore è, per un pagano, parte di una scena agreste, per un cristiano raffigura Gesù Buon Pastore.
Allo stesso modo la raffigurazione di un pesce per un pagano altro non era che quella di un animale acquatico (fig. a), mentre per il cristiano costituiva il simbolo stesso del Cristo (fig.b). In greco pesce si dice ichthýs, ma questa parola è anche l'acròstico formato dalle lettere greche iniziali della frase Iesùs Christòs Theoù Yiòs Sotèr, cioè: Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore.



Decorazione pagana. (fig.a)

Simboli cristiani (Fig. b)

Con le precisazioni che finora abbiamo tratteggiato, pertanto, per “arte paleocristiana” intendiamo quella dei primi secoli dell'era cristiana, dal greco palaiòs, vecchio. Tale arte, comunque, può essere ancora definita correttamente come tardo-antica.
Gli scavi archeologici effettuati da Palermo a Siracusa hanno riportato alla luce interi cimiteri, situati intorno alle città e utilizzati a partire dell'antichità, quando la Sicilia viene cristianizzata dai Romani. Le catacombe conservano alcune tracce di decorazioni pittoriche e sono le prime testimonianze d'arte cristiana.
Nel 535, la conquista dell'isola da parte dei Bizantini segna il riavvicinamento della Chiesa di Sicilia all'esarcato di Ravenna e, a partire dal 751, all'impero di Costantinopoli. E' tuttavia la crisi iconoclasta che colpisce Bisanzio a dare la svolta decisiva alla storia della regione. I cristiani di Sicilia infatti, rimasti fedeli al culto delle figure sacre vietate dall'imperatore nel 725, assistono all'arrivo in massa di immigrati. Intere comunità monastiche e numerosi gruppi di artisti si rifugiano in Sicilia dove fanno mostra delle loro doti, specialmente nel campo dei mosaici.
Questo florido periodo dà origine da un lato all'allestimento di numerosi santuari e alla costruzione di abitazioni rupestri scavate direttamente nella roccia, dall'altro all'edificazione delle cube, chiesette a pianta centrata quadrata. (tipicamente bizantine) semplicemente formate da tre esedre che si affacciano su un'area centrale cubica, sormontata da una cupola, con un ingresso situato nell'unico lato piatto (ad ovest).

Catacombe paleocristiane di Porta d'Ossuna, Palermo

Fonti: “Itinerario nell'arte” Dall'arte paleocristiana a Giotto. Terza edizione. Versione gialla. Cricco, Di Teodoro. Zanichelli.
Arte Paleocristiana in Sicilia” Siciliano.it

domenica 20 maggio 2012


IL REALISMO

Il 1848 rappresenta, per tutta l'Europa, l'anno delle grandi e sanguinose sommosse popolari. Molte delle manifestazioni parigine del '48 vengono però sanguinosamente represse e in breve anche Luigi Napoleone, inizialmente eletto quale esponente del Partito dell'Ordine, tornerà a schierarsi apertamente con la forte borghesia industriale, compiendo un'opera di restaurazione politica e sociale cosi radicale da culminare addirittura con il ripristino dell'impero.
L'Europa, dalla seconda metà del secolo XIX e fino alla Prima Guerra Mondiale, è caratterizzata da una crescita che appare inarrestabile in tutti i settori dell'economia e del lavoro, con la nascita di nuove industrie e di nuove tecnologie e lo sviluppo dei modi di produzione capitalistici.
É l'età della borghesia, in cui per l'uomo europeo cresce l'illusione di poter controllare razionalmente la realtà e di poterla effettivamente dominare con la propria capacità imprenditoriale, con il proprio spirito d'iniziativa, con gli strumenti che l'evolversi della scienza mette a disposizione.
Al tempo stesso si forma il proletariato industriale, non più solamente in Paesi come l'Inghilterra, la Francia e la Germania, ma ovunque in Europa, caratterizzato da una crescente presa di coscienza del proprio peso e delle possibili rivendicazioni.
L'epoca si connota, dal punto di vista filosofico, per l'affermazione del Positivismo, una tendenza basata sulla fiducia nelle possibilità conoscitive da parte della scienza, considerata in grado di intervenire nell'analisi della società e della storia, e sulla fiducia nel progresso scientifico e tecnologico, di cui si aspettava la soluzione di tutti i problemi dell'uomo, materiali ma anche spirituali.
Il termine “Positivismo” aveva designato un vero e proprio indirizzo filosofico con Auguste Comte, che nel 1830 pubblicò un Corso di filosofia positiva, punto di partenza per varie, successive rielaborazioni. A partire dalla metà dell'Ottocento il Positivismo coincise con la diffusione di una letteratura e di un'arte di tipo realistico, definita “Naturalistica” in ambito francese da quando lo scrittore Emile Zola si servì per primo del termine “Naturalisme” per indicare una narrativa che fosse in grado di rispecchiare le forme concrete del reale.
La parola “Naturalismo” si riferisce a quelle ricerche ed esperienze aliene da ogni metafisica, interessate solo alla natura delle persone e delle cose e intenzionate a fornire un contributo alla soluzione dei problemi, soprattutto di quelli sociali. Questo atteggiamento fiducioso nel progresso si diffuse in particolare in Francia, mentre l'accezione specifica del naturalismo che si ebbe in Italia, e che ebbe in nome di “Verismo” , si connotò in termini più pessimistici, scettici per quanto riguarda un possibile miglioramento delle strutture sociali propiziato dalle arti.

Honoré Daumier, Il vagone di terza classe, 1863-65, Metropolitan Museum of Art

In questo contesto complessivo di grandi fermenti politici e sociali anche l'arte attraversa una sorta di crisi di identità. Di fronte ai nuovi fatti accaduti, l'artista non sembra poter più nascondersi fuggendo nel mondo incantato della mitologia o dello storicismo romantici.
I movimenti realisti nascono pertanto proprio per rispondere in modo artistico a questa prepotente richiesta di vero e quotidiano. In pittura come in letteratura non si vuole più ingannare, proponendo soggetti falsi o inconsistenti, ma se cerca di documentare la realtà nel modo più distaccato possibile, quasi analitico.

Jean-Francois Millet, Le spigolatrici, 1857, Parigi, Musée d'Orsay

In Francia, in modo particolare, il Realismo si sviluppa come metodo scientifico per indagare la realtà, spiegandone le contraddizioni e le miserie senza esserne però coinvolti emotivamente. Il primo e unico fine dell'artista sarà quello di annotare minuziosamente le caratteristiche del mondo che lo circonda, astenendosi il più possibile da qualsiasi giudizio di tipo soggettivo.
L'aspirazione al Realismo era già presente negli artisti romantici, nei vari ambiti in cui essi si esprimevano: la ritrattistica, che aveva guadagnato in resa fisiognomica, il paesaggio, visto di frequente con profonda aderenza al vero, la rappresentazione storica, in cui si ricercava la perfetta verosimiglianza.

LA FOTOGRAFIA

La fotografia fece la sua comparsa ufficialmente nel 1838, quando Louis-Jacques-Mandé Daguerre comunicò all'Accademia delle Scienze un procedimento, che egli aveva perfezionato e denominato dagherrotipo, per fissare un'immagine proiettata nella camera oscura sopra una lastra d'argento precedentemente trattata con dei vapori di iodio. Poiché l'argento così trattato tende per sua natura a ossidarsi in presenza di luce, sulla lastra rimaneva impressa la scena ripresa al negativo, cioè con le zone in luce annerite, quindi scure. L'impiego di speciali sali di mercurio, infine, serviva a invertire l'immagine riconvertendo gli scuri in chiari e viceversa, come nella realtà, e a fissarla, cioè a stabilizzare in modo definitivo i livelli di annerimento.

Louis-Jacques-Mandé Daguerre, Veduta del Boulevard du Temple a Parigi, 1838.


La prima ripresa fotografica vera e propria venne realizzata nel 1827 dal francese Nicéphore Niepce, che mise a punto anche il relativo apparecchio. Si trattava di una camera ottica che al posto del vetro smerigliato aveva una lastra di péltro, resa sensibile alla luce da una emulsione a base di bitume.

Joseph Nicéphore Niépce, Veduta dalla finestra a Le Gras, 1827

In Inghilterra si sperimenta, quale supporto per i negativi, una particolare carta sensibile(1834), mentre ancora ai francesi spetta l'invenzione della cosiddetta lastra, un semplice vetro reso sensibile alla luce grazie a un composto a base di albumina.
Nel 1877 l'anglo-americano Eadweard Muybridge esegue la prima serie di fotografie di soggetti in movimento, riuscendo in tal modo a bloccarne e ad analizzarne le varie fasi e ponendo direttamente le basi per quelli che saranno i futuri sviluppi della cinematografia. Nel 1888, infine, viene commercializzato in America il primo rullino di pellicola Kodak.
Sin da questo periodo pionieristico, la fotografia ebbe subito rapporti non facili con la pittura, nel senso che, sviluppando soprattutto il genere della ritrattistica, sottrasse occasioni di lavoro ai pittori, fornendo prodotti più accessibili e meno costosi.
Fotografi come Felix Nadar si specializzano nella ritrattistica arrivando a sviluppare abilità compositive e di indagine psicologica del tutto analoghe a quelle di un ottimo pittore.

Gaspard Félix Tournachon, detto Nadar, Ritratto di Sarah Bernardt, 1859

Per quello che riguarda i reportages e le fotografie documentarie, l'esperienza più significativa si matura a Firenze, dove a partire dal 1850 la famiglia Alinari si dedica un metodico e meritorio censimento per immagini di tutte le bellezze artistiche e paesaggistiche della Toscana e dell'intera Italia e addirittura di alcuni paesi esteri.

Fonti:
G. Cricco, F. P. Di Teodoro, Itinerario nell'arte, Volume B, Dal Seicento a oggi. Zanichelli
G. Dorfles, F. Laurocci, A. Vettese, Storia dell'arte, L'Ottocento, Atlas.