A
partire dal 1839 il chimico Michel-Eugène Chevreul aveva cominciato a
pubblicare i risultati delle sue ricerche di cromatica (Teoria
empirica che fissa i criteri per la classificazione dei colori). Egli aveva
esposto il principio di “contrasto
simultaneo” secondo il quale se si accostano due colori complementari le
qualità di luminosità di ognuno vengono esaltate.
Il ragionamento di Chevreul,
noto già anche agli Impressionisti, parte
dall’osservazione che ogni colore considerato isolato contro uno sfondo
bianco appare invece circondato da una tenue aureola del colore suo
complementare. Se accostiamo due complementari, l’aureola di ognuno andrà a
rafforzare l’altro che apparirà più deciso, vivo e brillante di quanto non
sarebbe apparso se considerato isolato (accostando il giallo e il violetto,
infatti, il primo velerà il secondo di violetto e il secondo velerà il primo di
giallo).
Chevreul aveva anche predisposto un cerchio cromatico, diviso in 72
parti in cui i colori primari –
rosso, giallo e blu- e i secondari
complementari – cioè rispettivamente: verde, violetto e arancio- sono accompagnati da numerose sfumature che da un colore trapassano verso l’altro e dove, inoltre,
ogni colore è opposto al suo complementare.
Il cerchio cromatico di Chevreul |
Al giovane George Seurat, studente
dell’Ecole des Beaux-Arts le teorie nuove di Chevreul apparvero come una
rivelazione.
I suoi inizi furono impressionisti
ma già nel 1886 egli aveva creato il suo capolavoro con la tecnica da lui
stesso messa a punto, quella divisionista, consistente nell’accostamento di colori puri tenuti divisi,
derivante proprio dalle teorie di Chevreul sul “contrasto simultaneo”.
A
ciò Seurat aggiunse il principio
della ricomposizione retinica, pure basata sulle ricerche del chimico
francese. Cioè i colori accostati sulla tela sarebbero stati ricomposti e fusi
dalla retina dell’occhio degli osservatori senza l’intervento meccanico del
pittore che avrebbe dovuto operare una mescolanza chimica per dar luogo a un
colore diverso. Tale modo di operare avrebbe assicurato sia la massima luminosità, poiché i colori erano
tenuti divisi, sia la loro fusione al solo guardarli.
Perché
questo potesse verificarsi occorreva però che i colori fossero depositati sulla tela con la punta del pennello sotto
forma di puntini. Da ciò il termine Pointillisme (Puntinismo), con cui
la tecnica divenne nota, anche se Seurat avrebbe preferito il termine Divisionismo
o Cromo-luminismo per via dell’attenzione ai valori di luminosità
dei colori.
Un
dimanche après-midi à l’Ile de la Grande Jatte
Una
domenica pomeriggio all’Isola della Grande Jatte
Nel 1886 Seurat, con disappunto e idignazione di Monet,
espose all’ottava e ultima mostra degli Impressionisti il suo capolavoro, Un dimanche après-midi à l’Ile de la Grande
Jatte realizzato con la tecnica del Pointillisme da lui inventata.
Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Ile de la Grande Jatte, 1883-1885. Olio su tela, 207,6x308cm. Chicago, Art Institute. |
Eseguito tra il 1883 e il 1885,
Seurat ebbe bisogno di numerose sedute
sul posto per realizzare dei bozzetti nella stessa ora del giorno e con la
stessa luce. Il dipinto, contrariamente alla tecnica veloce degli
Impressionisti, richiese quasi due anni
di lavoro. Tutta la composizione fu
meticolosamente pensata e realizzata in studio, contrariamente all’uso impressionista di dipingere all’aria
aperta. E’ però documentato da disegni, schizzi e tavole a olio che ogni parte
del dipinto e i singoli gruppi sono stati studiati con sopralluoghi dal vero.
Per esempio sono numerosissimi gli studi riservati alla scimmietta, eseguiti
osservandone un esemplare allo zoo.
Il quadro è di dimensioni eccezionali
rispetto a quelle utilizzate dagli Impressionisti: per questo aspetto si rifà
volutamente alle grandi tele della tradizione classica francese. Il soggetto è il passeggio domenicale all’isola
della Senna chiamata Grande Jatte, ma il modo in cui sono disposte le circa
quaranta figure non ha nulla della spontaneità delle scene consimili dipinte da
Monet o Renoir.
Uomini e donne passeggiano o sono
distesi all’ombra, una donna pesca, un uomo suona la tromba, due militari
camminano appaiati, una coppia si abbraccia, dei canottieri vogano, mentre dei
bambini corrono o camminano all’ombra protettrice degli adulti. Fra tutti
spicca la coppia di destra: l’uomo con il cappello a cilindro, il bastone, il
monocolo e un fiore all’occhiello cammina tenendo un sigaro in mano; la donna
dal cappellino con un vistoso mazzolino di fiori rossi si ripara dal sole con
un ombrellino e tiene al guinzaglio una scimmietta.
I personaggi di Seurat risentono
delle pose statiche e classicheggianti e soprattutto, dell’immobilità delle
figure di Piero della Francesca. Più che persone reali, appaiono
manichini inseriti in uno scenario teatrale.
Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Ile de la Grande Jatte. Particolare |
La mancanza di scorci prospettici
arditi allontana il dipinto dall’inquadratura fotografica tipica di
Degas.
I puntini di colore sono pressoché infiniti, ognuno è stato deposto sulla
tela badando a quello vicino, tenendo presente la teoria del contrasto simultaneo e il cerchio
cromatico per ottenere la massima luminosità e facendo attenzione a che
la ricomposizione retinica desse luogo proprio a quei colori registrati
dall’artista durante le sedute.
Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Ile de la Grande Jatte. Particolare |
L’effetto generale è certamente
nuovo se paragonato con i dipinti impressionisti.
Su tutta la scena dominano una
strana sensazione di calma e un assoluto silenzio, assieme a un’innaturale
immobilità, una costante nell’arte di Seurat.
Il caos è solo apparente ed è immediata la
constatazione di una disposizione geometrica e quasi scenografica delle persone
e degli animali. Nella composizione Seurat
si è particolarmente preoccupato di curare l’armonia geometrica tra le linee
verticali (alberi, persone in piedi), le linee oblique (ombre) e le curve
create soprattutto dal curioso gioco degli ombrelli e dei cappellini. I loro rapporti reciproci sono studiatissimi,
armoniosi e sorretti da un ordine severo.
Ad esempio, l’asse di simmetria della tela è segnalato dalla giovane donna
che tiene una bambina per mano, mentre gli
assi delle due porzioni di destra e di sinistra sono individuati dal fusto
di un albero e dal piccolo drappo che pende dal braccio dell’uomo con il
cappello a cilindro accompagnato dalla donna con il parasole. Un gruppo
piramidale, a sinistra, segue le inclinazioni di due diagonali minori.
Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Ile de la Grande Jatte. Schema geometrico |
A
ribadire quanta parte abbia una costruzione geometrica astratta nella composizione del quadro, il
suo centro è occupato dalle uniche due figure in posizione frontale, che
procedono verso lo spettatore. Lo
sguardo della bambina è appunto l’unico di tutto il quadro che sia rivolto a
chi guarda l’opera, come una sorta di mediazione tra il “mondo possibile” del
quadro e il mondo reale.
E’
evidente la pertinacia di una ricerca formale, di un rinnovamento interno al
linguaggio dell’arte: l’immobilità dell’insieme valorizza la vibrazione della
luce e dunque il sistema puntinista. Seurat anticipa il procedimento dell’immagine
a colori dell’pennello elettronico”; il suo puntino è infatti un progenitore
del pixel nello schermo televisivo.
Georges Seurat, Un dimanche après-midi à l'Ile de la Grande Jatte, 1883-1885. Olio su tela, 207,6x308cm. Chicago, Art Institute. |
Fonti:
Itinerario nell’arte. Versione gialla compatta
multimediale. Dal Barocco al Postimpressionismo. Giorgio Cricco, Francesco Di
Teodoro.
Storia dell’arte, L’Ottocento, Gillo Dorfles,
Francesco Laurocci, Angela Vettese.
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