venerdì 15 gennaio 2016

IL POSTIMPRESSIONISMO



Con “tendenze post-impressioniste” abbiamo indicato quegli orientamenti artistici che si svilupparono in Francia, soprattutto nel corso dell’ultimo ventennio dell’Ottocento, ma che ebbero importanti ripercussioni anche nel resto d’Europa e furono fondamentali per lo sviluppo delle Avanguardie storiche e la nascita dell’arte del Novecento.
Caratteristiche comuni ai Post-impressionisti furono il rifiuto della semplice, o della sola, impressione visiva e la tendenza a cercare la solidità dell’immagine, la sicurezza del contorno, la certezza e la libertà del colore, appigli sicuri per quei artisti che furono i protagonisti della svolta nell’arte al tramonto del XIX secolo: Paul Cézanne, Georges Seurat, Paul Gauguin e Vincent van Gogh.
Essi presero le distanze dal procedere analitico con cui i loro predecessori avevano espresso gli aspetti più effimeri della realtà e preferirono la via della sintesi e dell’antinaturalismo.


Van Gogh, Stradina a Saintes Maries, 1888.

Un minimo comun denominatore, che può mettere in relazione l’opera di Cézanne con quella di Seurat o di Gauguin, è lo spostamento d’interesse dall’ottico al concettuale: ciascuno di loro, sia pure in maniera differente, voleva andare oltre le apparenze naturali e ricercare gli elementi strutturali dell’immagine, quelli che stanno appunto al di là dei fenomeni.



Cézanne, Le lac d’Annecy, 1890

Cézanne, cercava di dare forma ai valori durevoli delle cose.  Il modo in cui Cézanne rappresentò la realtà evidenzia una visione prevalentemente mentale, con risultati che possono apparire otticamente incongruenti.
Fondamentale fu il contributo di Cézanne, che all’incorporeità e alla dissoluzione delle forme tipiche dell’Impressionismo sostituì l’esigenza di un più solida e rigorosa concretezza costruttiva dell’immagine.


Van Gogh, Terrazza del caffè sulla piazza del Forum, 1888.

Per una strada del tutto diversa anche Seurat si muoveva verso un radicale antinaturalismo.
Un aspetto che iniziò a caratterizzare l’opera di diversi pittori fu la contaminazione di linguaggi e culture diversi. Le incursioni degli artisti in campi “altri”, i loro “viaggi” (leggibili anche come fughe della realtà spazio-temporale) diventarono una fonte primaria di stimoli. Viaggi reali, come quelli che portarono Gauguin in paesi non contaminati dalla cultura occidentale, e viaggi della mente verso luoghi che non esistevano ma erano segnati, per dirla con Baudelaire, da un’”aria superiore” in cui purificarsi. L’importanza di Baudelaire per gli artisti di questa generazione, un‘importanza spesso filtrata attraverso le successive  esperienze  dei poeti simbolisti e parnassiani, fu decisiva e duratura.


Paul Gauguin, La Orana Maria, 1891-92













   
  




Fonti:
Le basi dell’arte, Dal Neoclassicismo a oggi, Elena Demartini, Chiara Gatti, Lavinia Tonetti, Elisabetta P. Villa.
Itinerario nell’arte. Versione gialla compatta multimediale. Dal Barocco al Postimpressionismo. Giorgio Cricco, Francesco Di Teodoro.
Storia dell’arte, L’Ottocento, Gillo Dorfles, Francesco Laurocci, Angela Vettese.
Moduli di Arte, Dal Neoclassicismo alle avanguardie, Electa, Bruno Mondadori.




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