Pierre-Auguste
Renoir nasce a Limoges nel 1841 ma la sua formazione avviene a Parigi, dove
inizialmente la famiglia lo avvia alla carriera di decoratore di porcellane.
Studia per qualche anno alla Scuola di Belle Arti, dove conosce anche Monet e
Bazille destinati entrambi a dividere con lui la straordinaria esperienza
impressionista.
Per
lui la pittura è soprattutto gioia di vivere e voglia di farsi
travolgere dalle emozioni e dai colori, e questo si rispecchia in tutte le sue
opere, molte delle quali sono realizzate (o almeno iniziate) en plein
air. Dopo il viaggio in Italia del 1881 l’artista muta il proprio stile, arricchendolo con il disegno appreso e ammirato
soprattutto nelle opere romane di Raffaello.
L’importanza del disegno nell’opera di
Renoir si avvertirà soprattutto nella seconda parte della sua produzione
(quella successiva al viaggio italiano del 1881), quando lo utilizzerà in modo
meno pittorico e più funzionale alla progettazione dei suoi dipinti.
Il
Palco
Egli
prese parte alle mostre del gruppo, dalla prima del 1874 in cui espose “Il
Palco”, in cui un uomo e una donna in abito da sera esibiscono la loro
eleganza in un palco di teatro, lasciando intuire lo spettacolo più vasto che
si svolge tutt’attorno.
Per
il dipinto posarono Nini Lopez, una modella, e il fratello di Renoir, Edmond.
Il punto focale della composizione è
il volto nitido di Nini: i suoi occhi lucenti e il tono chiaro della pelle
contrastano con l’effetto sfocato del resto dell’immagine, reso attraverso
leggeri e morbidi tocchi di pennello che catturano la luce e dissolvono le
forme, dando la stessa impressione di mobilità e d’immaterialità che si nota
nelle opere eseguite en plein air.
Il colore restituisce la leggerezza della stoffa, la delicatezza della carnagione, la lucentezza delle perle. La figura
femminile riempie con la sua grazia luminosa la superficie del quadro; dietro
di lei il fratello del pittore, Edmond, è reso in modo più sintetico. Il corpo
dell’uomo è composto da zone bianche e nere; lo sparato della camicia, sotto
l’effetto della luce, acquista tonalità azzurrognole.
Ogni particolare è ordinato in funzione del
piacere visivo e dell’armonia: così, ad esempio, l’accordo tra l’or del
braccialetto e del cannocchiale di Nini, i due piccoli bouquet di fiori rosa
appuntati sul petto e tra i capelli, o le tonalità calde del volto dell’uomo e
della sua mano guantata.
Il
dipinto rappresenta un momento piacevole
della vita parigina; agli Impressionisti
sono estranee tensioni morali e sociali e nel ritrarre scene quotidiane
mostrano sempre una sorta di distacco, un’assenza di giudizio.
Pierre-Auguste Renoir, "Il palco", 1874, olio su tela, 80x64, Londra, Courtauld Somerset House |
La
Grenouillère
Renoir
e Monet, pur avendo gusti e formazione diversi sono accomunati da una fraterna
amicizia. Nell’estate del 1869 i due pittori si recano insieme a Bougival, un
pittoresco villaggio in riva alla Senna, una ventina di kilometri a Ovest di
Parigi. L’isolotto di Croissy, posto nel mezzo della Senna, collegato alla
terraferma da un ponte, era stato attrezzato con un caratteristico ristorante
all’aperto, allestito su uno zatterone ormeggiato alla riva, e con alcuni
stabilimenti balneari immersi nella vegetazione. L’intero complesso era noto
con il nome di Grenouillère.
Renoir
e Monet collocano i propri cavalletti uno accanto all’altro e in poche ore
ciascuno realizza la propria Grenouillère.
L’analisi
delle due opere ci consente di capire il diverso modo di essere impressionista
di ciascuno dei due artisti. Il punto di vista è pressoché il medesimo, ma
diversa è l’attenzione che essi pongono alla scena.
Mentre
Monet privilegia l’immagine d’insieme,
allontanando prospetticamente l’isolotto centrale, Renoir è più sensibile alle presenze umane
che, pur nella vaporosa indeterminatezza delle piccole e veloci pennellate,
appaiono più definite di quelle dell’amico. Le figure di Monet, infatti, sono
tratteggiate non diversamente dalle piante e dal resto della natura
circostante, con la quale appaiono in perfetto equilibrio. L’attenzione di Monet è estremamente sintetica.
Claude Monet, "La Grenouillère", 1869, olio su tela, 74,6x99,7 cm., New York, The Metropolitan Museum of Art |
Entrambi
gli artisti hanno dato il meglio di sé nella rappresentazione della mobilità dell’acqua e dei mille riflessi che la
colorano. Monet usa pochi colori dati a pennellate orizzontali,
individuando le zone di luce e di ombra con bruschi cambiamenti cromatici, come
ad esempio intorno alle barche e all’isolotto centrale (ombre) o in prossimità
della riva opposta (luce). Renoir, invece, adotta una pennellata più minuta,
frammentando la luce in piccole chiazzette di colore e conferendo all’insieme
una sensazione di gioiosa vivacità.
La sua Grenouillère è indubbiamente più festosa e squillante mentre l’interpretazione che ne dà
Monet è forse meno appariscente ma senz’altro più rigorosa.
I
colori di Renoir sono mobili e brillanti, in continuo e
mutevole rapporto reciproco e sempre sensibili agli infiniti filtraggi che la
luce del sole subisce nell’attraversare le fronde degli alberi.
Pierre-Auguste Renoir, "La Grenouillère", 1869, olio su tela, 66x81 cm., Stoccolma, Nazionalmuseum |
Moulin
de la Galette
Nonostante
le notevoli dimensioni, la tela fu abbozzata en plein air al Moulin de la Galette, un vecchio mulino abbandonato
posto sulla collina di Montmartre, il pittoresco quartiere settentrionale di
Parigi, e ultimata in atelier.
Il
nome del locale fa riferimento ai dolcetti (in francese galettes) che venivano offerti come consumazione compresa nel
prezzo di ingresso.
Il soggetto del dipinto è il famoso
ritrovo alla moda frequentato dai giovani parigini. Renoir ha voluto fermare un
momento spensierato della vita contemporanea, ricreando l’atmosfera gioiosa e bohémienne di un pomeriggio festoso, in
cui si intuiscono il vociare delle persone, le risa, la musica di sottofondo, i
corteggiamenti e il piacere delle conversazioni leggere sulle panchine o ai
tavolini.
Per
eseguire l’opera Renoir frequenta per sei mesi il Moulin. Dipinto parte dal
vivo, facendo posare amici, amiche e qualche modella scelta tra le frequentatrici
abituali del luogo, e parte in atelier, dove
si limita a riorganizzare gli schizzi colti sul posto, il quadro costituisce
uno dei capolavori della maturità artistica di Renoir.
Pierre-Auguste Renoir, "Il Moulin de la Galette", 1876, olio su tela, 1,31x1,75, Parigi, Musée d'Orsay |
La composizione è molto complessa e risulta
priva di un centro focale. La linea dell’orizzonte è alta e l’ambiente
è quasi interamente occupato dalle figure danzanti, sovrapposte l’una all’altra seguendo un
disegno di linee curve. I personaggi ai bordi sono “tagliati”: ciò fa si che la
scena sembri estendersi oltre lo spazio
della tela.
Tramite
un uso nuovo e libero del colore
l’artista cerca di suggerirci non solo il senso del movimento, ma addirittura lo
stato d’animo collettivo e la gioia d’un pomeriggio di festa. Forma e colore diventano un tutt’uno: la
prima è costruita mediante il secondo che, a sua volta, assume un rilievo
diverso in relazione al contrasto fra luci ed ombre e fra toni caldi e freddi.
Se osservino le due coppie danzanti a sinistra: i vestiti delle ragazze
spiccano contro gli abiti maschili per la diversa luminosità che li fa vibrare
di colore definendo di conseguenza sia la forma dei corpi sia la sensazione del
moto.
La
freschezza e la naturale spontaneità che si percepiscono nell’opera sono
determinate dalla pennellata rapida e
mossa e dai piccoli tocchi di colore
puro, di forte intensità luminosa. Con questa tecnica Renoir ha trasposto
gli infiniti riflessi della luce del sole
che, filtrando tra le foglie degli alberi, disegna sui volti, sui vestiti e sul
pavimento macchie rosa, gialle, azzurre e violetto. Giustapponendo in modo alternato i blu e i gialli, che sono le
tonalità base del quadro, l’artista ha ricreato l’effetto di movimento e di vibrazione della luce sulla materia.
Rinunciando a dare consistenza corporea e finitezza alle forme, Renoir ha
infuso nel quadro un’atmosfera palpitante di vita.
L’apparente
casualità della rappresentazione nasconde invece un’attenta valutazione
compositiva, frutto evidente
dello studio dei classici. Pur non
essendoci dei piani stabiliti, nessun personaggio risulta isolato, in quanto è
inserito in un determinato gruppo. L’insieme di questi gruppi, uniformemente
inondati dalla luce tremolante che filtra dalle fronde degli alberi, determina
la profondità prospettica dell’intera
scena nella quale, il disegno gioca un ruolo estremamente marginale.
Schema compositivo dei personaggi nel Moulin de la Galette |
Fonti:
Le basi dell’arte, Dal Neoclassicismo a oggi. Elena
Demartini, Chiara Gatti, Lavinia Tonetti, Elisabetta P. Villa.
Itinerario nell’arte. Versione gialla compatta
multimediale. Dal Barocco al Postimpressionismo. Giorgio Cricco, Francesco Di
Teodoro.
Storia dell’arte, L’Ottocento, Gillo Dorfles,
Francesco Laurocci, Angela Vettese.
Eikon, guida alla Storia dell’Arte, dal Settecento a
oggi. Emma Bernini, Roberta Rota.
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