Nato
a Aix-en-Provence, nel meridione della
Francia, il 19 gennaio 1839 da una famiglia benestante, studiò nel collegio
Bourbon dove ebbe come compagno il
grande scrittore Emile Zola, al quale
restò legato per molti anni, e successivamente seguì dei corsi di disegno alla
Ecole des Beaux-Arts della città natale.
Cézanne
trascorse l’intera sua esistenza in Francia, salvo un breve viaggio in
Svizzera, risiedendo quasi sempre a Aix.
A
Parigi entrò in contatto con quei pittori che vennero poi chiamati
Impressionisti e partecipò alla loro prima esposizione, quella del 1874, nello
studio di Nadar. Fu con loro anche nel 1877, ma nel 1879 se ne allontanò. Le
sue opere degli inizi degli anni Ottanta mostrano già significative
differenze rispetto a quelle degli
Impressionisti e il suo distacco dalla loro visione effimera e fuggevole della
realtà appare definitivo già alla fine del decennio.
Dall’Impressionismo
Cézanne apprese il dipingere en plein air e la ricerca della massima luminosità dei
colori.
Il
ruolo di Cézanne quale maestro dei pittori moderni cominciò a definirsi solo
negli ultimi anni della sua vita, quando nel 1904 gli fu dedicata un’intera
sala del Salon d’Automne, la nuova esposizione di arte non ufficiale. La
sua pittura segnò una rivoluzione, in quanto non si fondava più sulla semplice rappresentazione della natura, ma
intendeva innanzitutto costituire una realtà
autonoma.
Casa Maria, 1895, Olio su tela, 65x81 cm The Kimbell Arte Museum. Particolare |
Secondo
Cézanne, l’artista ha il compito di realizzare sulla tela una sintesi tra ciò che è la vera essenza delle cose e la sua personale
percezione di esse. Fu questa componente
meditativa e intellettuale a suscitare l’ammirazione degli artisti a lui
contemporanei e a porre le basi sia per
lo sviluppo dell’avanguardia cubista, sia per le future ricerche astratte e concettuali.
La
casa dell’impiccato a Auvers-sur-Oise
E’
del 1872-1873 uno dei due dipinti che Cézanne espose alla prima mostra degli
Impressionisti. La scelta del plein air e
i piccoli tocchi di colore con i numerosi chiari fanno di questo dipinto un’opera
sicuramente impressionista.
Tuttavia
vi sono degli elementi che mostrano già la volontà dell’artista di andar oltre
la ricerca degli Impressionisti:
La casa dell'impiccato a Anvers-sur-Oise, 1872-1873. Olio su tela 55,3x66,7 cm. Parigi, Musée d'Orsay |
- · Il paesaggio senza alcuna presenza umana;
- · Il paese quasi incastonato nel cuneo fra i due grandi edifici in primo piano che fungono da quinte;
Il paese appare quasi incastonato in un cuneo
Schema compositivo della Casa dell'impiccato a Auvers-sur-Oise
|
- · La vallata grandissima limitata dal cielo che da un tenue color lilla prende corpo trasformandosi in un azzurro deciso;
- · Lo scarso olio impiegato nel diluire i pigmenti colorati, la qual cosa conferisce alla superficie una scabrosità e una corposità inusuale negli Impressionisti.
Esiste un secondo livello di
lettura, quello intellettivo. L’intelligenza deve spronare il
pittore-ricercatore a indagare la realtà
per scoprirne l’essenza, la verità nascosta dalle apparenze che la rivestono.
In questa tela non si
avvertono la vitalità e la leggerezza dei quadri di Renoir o Monet; colpisce
invece la salda costruzione dei volumi,
la forte individuazione delle forme non è più una conseguenza della
precisione del disegno, bensì del colore,
la cui consistenza fisica conferisce ai soggetti una maggiore solidità e concretezza realistica. I contorni appaiono disgregati dai densi
strati di colore, steso con la spatola e con lunghe pennellate pastose che
permettono alle forme di compenetrarsi l’una nell’altra.
E’ la geometria, che permea tutte le cose e a cui tutto può essere
ricondotto. Le sue figure acquistano una maggiore monumentalità e una potenza architettonica, mentre l’uso costruttivo del colore determina piani,
curve, spigoli, mutamenti d’inclinazione, differenze di luce, come in una
scultura di creta appena abbozzata, ma che già mostra il modellato finale.
I giocatori di carte
Uno dei capolavori
dell’artista, I giocatori di carte,
risale al 1898. Due uomini in un’osteria di paese stanno giocando a carte
davanti a uno specchio.
Potrebbe sembrare un tema
tipicamente impressionista: basti ricordare Il
bar delle Folies Bergère di Manet o L’assenzio
di Degas. Ma non c’è più nulla di impressionista in questo dipinto.
Lo specchio, ad esempio, è
quasi opaco e sembra far parte della boiserie, cioè del rivestimento ligneo, per cui
l’attenzione di Cézanne è tutta per il tavolo e per i due giocatori. Il modo in
cui essi sono rappresentati li avvicina a dei manichini.
Ma è proprio questo ciò che
importa, l’aver isolato i puri volumi,
la geometria di cui sono fatti i corpi e gli oggetti inanimati: la forma semisferica del capello del
giocatore di destra, il cilindro
sormontato da una lieve calotta sferica
del cappello del giocatore di sinistra il quale appare connotato da cilindri rigidi (la pipa, la forma del
torso, l’avambraccio), gli innesti delle superfici cilindriche e tronco-coniche delle maniche e la gran massa squadrata delle giacche; e poi ancora
il cilindro della bottiglia di vino
posta fra i due giocatori, i parallelepipedi
che formano il tavolino su cui è gettata una tovaglia la cui rigidità, quasi
metallica, pare fatta apposta perché sembri anch’essa definita per via di superfici geometriche semplici.
I giocatori di carte, 1898, Olio su tela, 47,5x57 cm., Parigi, Musée d'Orsay. |
Schema compositivo dei Giocatori di carte. |
L’immagine si presenta con uno
schema
fortemente geometrizzato che
conferisce ai due personaggi una dignità classica: non c’è folclore
nell’aneddoto, ma soltanto tensione vitale e semmai un senso di cupa riflessione esistenziale.
Lo spazio è costruito su una griglia di orizzontali (piani del
tavolo e linee della finestra) e verticali
(gambe del tavolo, bottiglia, sedia del giocatore di sinistra, pieghe della
tovaglia a sinistra). In questo schema si inseriscono le oblique costituite dal corto tratto bianco della pipa a sinistra,
dalla caduta della tovaglia a destra, dalla lieve inclinazione delle braccia
dei giocatori.
Il primo ha giacca bluastra e
pantaloni gialli. All’opposto, il secondo ha giacca gialla e pantaloni
bluastri. L’unico altro colore presente sulla tela è un bruno che si accende
fino all’ocra con cui Cèzanne disegna il tavolo, la tovaglia, l’infisso della
finestra e i due volti.
Tutto il dipinto appare
costituito da variazioni su abbassamenti di tono dei tre colori fondamentali:
blu, giallo e rosso.
Le pennellate si compongono a tasselli, com’è particolarmente
evidente nella giacca del giocatore di sinistra e nel blu oltre il vetro della
finestra.
L’immagine appare lievemente fuori centro, dal momento che sia il
tavolo sia il riflesso della bottiglia, il quale ha la funzione di suddividere
gli spazi d’azione dei due individui, risultano spostati verso destra rispetto
ai margini del quadro. La finestra in alto a sinistra funge da contrappeso
visivo a questo sbilanciamento.
Cézanne ottiene così il
massimo grado di centralità che risulti credibile in una scena di vita vissuta.
Tale lieve scarto dal centro era infatti il dispositivo con il quale evitava
sempre, anche nelle opere dal classicismo più evidente, il rischio di
descrivere un mondo non tratto dal vero: le cose non ci si presentano mai in
uno stato di perfetto equilibrio.
Nonostante questa attenzione al realismo, molti aspetti parlano
nell’opera di simmetria e specularità costruite in maniera astratta.
Fonti:
Le basi dell’arte, Dal Neoclassicismo a oggi, Elena
Demartini, Chiara Gatti, Lavinia Tonetti, Elisabetta P. Villa.
Itinerario nell’arte. Versione gialla compatta
multimediale. Dal Barocco al Postimpressionismo. Giorgio Cricco, Francesco Di
Teodoro.
Storia dell’arte, L’Ottocento, Gillo Dorfles,
Francesco Laurocci, Angela Vettese.
Moduli di Arte, Dal Neoclassicismo alle avanguardie,
Electa, Bruno Mondadori.
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